venerdì 19 marzo 2010

Romeo




Non si può proprio dire che la mia sia stata una vita facile. Sin da piccolo ho dovuto adattarmi a quello che la giornata mi offriva. Mia madre mi ha solo svezzato e poi, presa da una nuova avventura, mi ha completamente dimenticato. Ho dovuto imparare tutto a mie spese, sia le regole della sopravvivenza che del comportamento. Sono proprio un tipo forte e robusto per far fronte all'arroganza della vita, alle sue tristezze e ai suoi disagi. Ma nonostante tutto eccomi qua. Quando, raramente, mi capita di specchiarmi, mi rendo perfettamente conto che tutti i travagli che ho dovuto sopportare si leggono distintamente sul mio corpo, si intravedono nei miei occhi. Ma ad un più attento esame mi autoconvinco che ho superato tutto, sempre e piuttosto bene. Qualche cicatrice c'è, ma il mio corpo è ancora forte e agile. Ma è soprattutto la mente che è perfettamente lucida e sveglia. Non mi sfugge niente. Non dimentico niente. Se devo fare un bilancio sono proprio soddisfatto di me stesso. E non so quanti altri, come me, oggi potrebbero dire lo stesso.
In questi ultimi tempi mi è capitata proprio una cosa insolita. Direi spiacevole. Vagavo come al solito sui tetti, quando mi sono accorto che il mio sottotetto preferito non è più silenzioso e tranquillo come al solito. Ci sono persone che vanno e vengono, a volte fanno un sacco di rumore, portano via degli oggetti e ne fanno arrivare degli altri. Non si può proprio stare tranquilli. E pensare che su quel piccolo balconcino, anche se un po' dissestato ci passavo dei pomeriggi perfetti, sdraiato al sole a riscaldarmi e a riposarmi.
Il trambusto è continuato per giorni e giorni, poi improvvisamente tutto è stato di nuovo silenzio. Che meraviglia, ho pensato. Ora il mio balconcino è ancora più bello, sai che bei pisolini ci posso schiacciare. La sera ho preso l'abitudine di portarmi il cibo, quando lo trovo, fin quassù. Senza nessuno intorno, senza rumori e senza pericoli la mia cena, anche se non è un granché, diventa perfetta.
Ma le cose belle non durano mai abbastanza a lungo e così un bel giorno hanno incominciato a portare mobili, oggetti, suppellettili, libri. Un sacco di gente che va e che viene. Un gran baccano. Io me ne sto nascosto e acquattato per non farmi vedere. Ma la curiosità è più forte di me. In fondo questa è la mia casa e devo vedere chi me la sta usurpando.
Oggi dopo tanti appostamenti, facendomi coraggio, cercando però di non farmi vedere, sono finalmente riuscito a capire chi ci abita.
C'è un uomo non giovanissimo, c'è anche un ragazzo. Ogni tanto c'è anche una donna. Lui, l’uomo, ha un fare sereno, pacato. Quando vede qualche passerotto mette delle briciole sul davanzale della finestra della cucina. Il mio sesto senso di gatto mi dice che potremmo diventare amici.
Il ragazzo va e viene. Per l’esattezza è più il tempo che non c’è. Arriva per il fine settimana. Mi piace perché mangia dei panini così profumati che la mia fervida immaginazione mi dice che devono essere buonissimi. Cosa darei per un po’ di cibo così tutto per me.
Lei è sempre molto agitata. Lava, pulisce, riordina, rassetta, impartisce disposizioni. Lei non mi piace. Ha solo un pregio. Quando cucina si spande nell'aria un profumo così buono che mi avvolge, mi inebria e mi fa perdere l'equilibrio. E mi intenerisco anch'io che di tenero non ho proprio niente. Non ho dubbi, deve essere una strega.


Romeo è stato il primo gatto con il quale sono entrata in contatto. Non è stato sicuramente un amore a prima vista. Ci sopportavamo a malapena.
All’epoca pensavo che per fare amicizia con un animale bastasse dargli del cibo. Ho capito, in seguito, quanto delicato, complesso e sfaccettato è il percorso che conduce alla meta dell’amicizia e della sintonia.
Questo incontro è avvenuto a Milano, nella bellissima casa di Roberto in cima ai tetti .

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