sabato 13 marzo 2010

La mia migliore idea


Sei nato in una bella sera di novembre. E quella sera è nata l'idea del figlio che avevo sempre sognato. Quando sei uscito dal mio corpo, e ti ho visto bagnato e indifeso, ho capito che dovevo aspettare che passassero gli anni necessari per far diventare uomo il bimbo che dormiva sereno tra le mie braccia. Sai quell’idea ti vedeva grande, autosufficiente, importante ed invece eri li, piccolo, avvolto in una coperta colorata e bisognoso di tutte le cure e di tutte le attenzioni possibili. Solo il tempo avrebbe detto se il figlio immaginato era conforme alla realtà.
Ricordo con angoscia i tuoi primi mesi. Piangevi molto, qualcosa ti disturbava. Forse il latte, forse io che non capivo ancora il tuo linguaggio o forse il clima che già c’era nella nostra casa. Non c’è nessun medico, purtroppo, che prepara la madre a quel periodo, nessuno che spieghi come un bimbo così piccolo possa invadere la giornata togliendo spazio, fiato, forze, sonno lasciando solo spossatezza e insoddisfazione. E tutto questo, insieme alla stanchezza e all’inesperienza diventano ossessione, malattia.
Gli anni sono passati. Quando li vivevo mi sembravano lenti e lunghissimi e invece sono rotolati via, troppo in fretta. Ma oggi posso dire che l’idea corrisponde al sogno e non mi delude.
Benvenuto nella mia vita, Gabrio.
Tu non lo sai ma hai dato coraggio ai miei pensieri e corpo alle mie idee. Hai reso possibile scelte che diversamente sarebbero sembrate impossibili. Hai dato luce e forza alla mia vita.
L’esperienza che ho vissuto con te, standoti a fianco e cercando di insegnarti quello che mio padre e mio nonno avevano insegnato a me mi ha fatto capire quanto è bello ma anche difficile essere madre.
Mi hai fatto crescere, maturare, prendere coscienza di essere una persona con la testa e soprattutto con il cuore.
Spero che di me ti resti soprattutto il cuore.

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